GIUSEPPE TIRELLI

Il tempo, il silenzio, il racconto

Uscire dall'infanzia... perchè mai? L'infanzia è una presenza continua, uno strato sostanziale dell'esistenza, il luogo della fantasia e del possibile...
Si capiva subito, la prima volta che sono andata allo studio di Tirelli, che quel tempo della felicità non era mai passato... Là, dietro il duomo di Piacenza, ho visto la sua produzione di opere di scultura e, a quel tempo, anche di pittura. Mi aveva colpita la scelta dei soggetti... ricordo alcuni titoli come Pinocchio impara a volare (1999), Peter Pan è cresciuto (2002) Capitan America ha mangiato troppi hamburger (2003)... L'artista mi spiegava le sue scelte come nostalgia delle icone dell'infanzia e confermava una loro vitalità più forte di ogni intenzione.

Utilizzo riferimenti a racconti popolari, favole contemporanee tra cui il fumetto, modificando la natura dei personaggi. cambiandone l'età, a volte il sesso ( pinocchietta ), adattandoli a storie vissute o solamente sognate, in modo che la scultura possa assumere vita propria. Il tentativo è quello di fare opere svincolate dalla moda del momento o da quella ricerca quasi paranoica della ”novità a tutti i costi“, tipica di certa arte contemporanea.
Modello soggetti che sono fuori del tempo, non collocabili in un'era precisa, sculture estranee alla realtà, che vivono silenziosamente il loro racconto antico, contemporaneo o futuribile che sia. A volte utilizzo copricapi antichi ( dai Sumeri, dagli Egizi, dai Babilonesi o anche dalle streghe di Goya...) o di personaggi delle fiabe (Peter Pan, Pinocchio) perchè ritengo che possano fermare il tempo, che abbiano la capacità di trasformare le sculture in personaggi che popolano un futuro cibernetico o mondi paralleli...
La mia produzione vuole essere un modellato realistico ma non fotografico, più in relazione con il disegno che con la fotografia o il cinema.

Questi anni sono stati intensi di mostre, in Italia e all'estero, di confronto con il pubblico, i collezionisti e anche con il mercato. La ricerca ha goduto di interesse critico e di inevitabili passaggi cruciali, sempre affrontati con puntualità non disinvolta ma sentendo, come è giusto che sia, il valore della prova, che consentirà, quando è superata, di passare ad una fase ulteriore...

La creta è una grande tavola per il disegno tridimensionale e una scultura è una composizione fatta di innumerevoli disegni eseguiti sulla terra bagnata: all'inizio usavo spesso dei bozzetti, ora disegno direttamente sulla creta...
Il risultato della mia ricerca sono sculture silenziose che vivono fuori del mondo rumoroso cui siamo abituati e che spesso mi sembrano dialogare meglio con gli animali che non con i loro simili.
Il mio lavoro ruota principalmente attorno a tre elementi: il tempo, il silenzio, il racconto. La scultura “Il tempo” nasce da una riflessione sull'immortalità dell'essenza umana poiché, come sostiene il filosofo Severino, noi siamo esseri immortali che incontrano questa strana dimensione, o fenomeno, che è il tempo. In questo incontro nasciamo, viviamo , invecchiamo e poi torniamo fuori del tempo alla nostra immortalità. Questo è un concetto più scientifico che religioso o forse è l'uno e l'altro. Nella scultura in questione, ho voluto descrivere l'immortalità umana e anche la immutabilità della sua essenza.

Un racconto continuo che dall'infanzia non si interrompe mai, affiora e svanisce perchè il tema principale è il tempo, un motivo vitale che scandisce la complessa orchestrazione creativa. Queste figure che crescono e calano rispetto al centro della vita, invitano al silenzio, come impongono i luoghi della natura nel delta del Po dove sono immerse per questo loro ultimo allestimento...

Ottobre 2015Laura Gavioli

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