Visual Poetry
24 Artisti di Poesia Visiva
a cura di LUCIA BONI
11 – 18 novembre 2012
Inaugurazione
domenica 11 novembre ore 17,00
Una selezione di opere eseguite da artisti aderenti ad una delle correnti più originali della seconda metà del Novecento: la Poesia Visiva. La sua ricerca si basa sulla commistione di parole sciolte ed immagini che non sono necessariamente connesse fra di loro. E’ la forma di poesia che si allontana dalla tradizione, per avvicinarsi all’arte figurativa: “divenendo parola da guardare e da indagare”.
artisti partecipanti:
Davide Argnani
Carla Bertola
Anna Boschi
Gianni Cestari
M.Pia Fanna Roncoroni
Fernanda Fedi
Gio Ferri
Giovanni Fontana
Nicola Frangione
Gino Gini
Arrigo Lora-Totino
Ruggero Maggi
Alberto Mari
Enzo Minarelli
Massimo Mori
Maurizio Osti
Paolo Pallara
Michele Perfetti
Lamberto Pignotti
Gian Paolo Roffi
William Xerra
Terry May
Romolina Trentini
Alberto Vitacchio
Testo della curatrice
La poesia è parola...
In questo inizio d'autunno 2012 sono ordinate le tavole che gli autori (nomi importanti e rappresentativi della storia della Poesia Visiva) hanno inviato a partire dalla primavera scorsa.
Ed ecco che, su improbabili leggii, sfilano le immagini e interagiscono con parole, frammenti, lacerti, abbecedari, citazioni, nonsensi, enigmi, come pagine archeologiche nelle quali va scoperto un codice e laddove la varietà non serve a chiarire, ma a moltiplicare le possibilità di senso.
La poesia visiva non ricerca una preminenza della parola sull'immagine, né il contrario, essa porta lo sguardo e l'ascolto a fluttuare, come un'onda dal testo visivo a quello scritto, convalidandone l'inscindibilità. L'intento sotteso pare sia dare indizi sempre nuovi per possibili soluzioni dell'incognita, e tuttavia sulla pagina le scritture si offrono precise come "parole d'ordine". Non lasciamoci trarre in inganno dal testo che si compone, e finisce, dentro i confini della pagina o della tavola che per lo più è tutta racchiusa nella piccola dimensione canonica di un foglio A4 o pressappoco. E non tragga in inganno neppure la forma criptica, a volte, ruvida, pungente, ispida, che porterebbe a distanziarla dal concetto di poesia, che nell'accezione popolare è sinonimo di intenzione dolce (dolcificata, sdolcinata).
La poesia è parola che apre, non parola che denota, contorna, circoscrive e ferma le cose. La parola poetica è chiave, l'opposizione di positivo e negativo, ambedue necessari per far scattare la serratura. Chiave per accedere a un mondo. Le sue stesse sonorità, i fonemi, separati l'uno dall'altro, aprono a nuovi significati ed apportano senso altro, tracciabile nell'aria quasi come corpo fisico.
E non lasciamoci ingannare neppure dalla forma grafica delle tracce sul foglio. A volte sono fili che dipanano una scrittura corsiva, a volte sono rigide forme stampate concluse in se stesse. Anche di queste forme possiamo far uso per entrare nel senso della parola. La parola è cosa da guardare, tastare, percepire a più livelli, ha spazio dentro e si concede al fuori. Tanto più la parola è ambigua e si apre insatura, crea nuovi legami quasi chimici, tanto più contiene significato. In questo senso è poesia.
La poesia visiva è parola da guardare ed indagare. Nel confine della pagina restano imprigionati dei segnali, che sono tracce impastate in coaguli cromatici o forme riconoscibili, per suggerire possibili percorsi. Lì dentro non è sigillato un singolo significato, sono energie che si diramano, si incrociano, dilagano in nuovi liquidi pensieri.
Lucia Boni