con la straordinaria partecipazione di NINO MIGLIORI
all'inaugurazione della mostra
interagire con scatto:
sette fotografi e un dipinto del '700
durante la presentazione Pier Luigi Bagatin racconterà la pittura di Giorgio Anselmi
Angelo Maggi parlerà del gruppo fotografico MIGNON
Nino Migliori dedicherà alcuni scatti inediti "Gente del Delta" (1958)
Anche noi di Ca' Cornera condividiamo, con entusiasmo, il tema che caratterizza “La XV Settimana dei Beni Culturali in Polesine”: Il Settecento in Polesine - vita e cultura artistica. Riscoprire come lo stile di quel tempo influenzò ogni aspetto della vita, trasformando tutto in travolgente splendore e “illuminando” ottimisticamente le capacità razionali dell'uomo. Quale miglior viatico per apprezzare la prossima mostra su Mattia Bortoloni e il '700 veneto a Palazzo Roverella di Rovigo !?
Dal prestito di un dipinto del '700, da amici collezionisti, dal raffinato intuito, è scaturito, qui a Ca' Cornera, una sorta di “laboratorio” con l'instancabile e propositivo gruppo fotografico MIGNON di Padova composto da: Fatima Abbadi, Ferdinando Fasolo, Roberta Lotto, Mauro Minotto, Giorgio Pandolfo, Giampaolo Romagnosi, Angelo Tassitano.
In primo luogo, l'impatto con la grande tela “Presentazione di Gesù al tempio” attribuita all' Anselmi (1723 – 1797).
E' vero il piacere della contemplazione! E' il fine di tutta la ricerca estetica.
Giorgio Anselmi (1723 – 1797), pittore frescante formatosi, assieme a Mattia Bortoloni, all'ombra di Antonio Balestra nella Verona del fine settecento, ammirato dalla letteratura artistica Barocca , quale vivace autore di lavori in affresco e ad olio, attivo soprattutto in Lombardia, nel Veneto, nel Trentino e in Emilia. Negli anni maturi mentre eseguiva, per la bella e sontuosa chiesa di Santa Sofia a Lendinara, gli affreschi della cupola e dei pennacchi, disgraziatamente cadde da un'impalcatura e morì il 30 marzo 1797. E' quando si misura con i temi sacri che dà il meglio. E' sapiente nella sua arte di mescolare i secoli e le culture. Qui, nella nostra tela, affiora anche l'interesse per le realizzazioni di Rembrandt, come dimostra la presenza del vecchio barbuto Simone che sembra tolto di peso dalle incisioni del maestro olandese. Ma la verve che anima l'insieme, dove tutti i personaggi sono legati fra di loro dalla dinamica dei gesti, è tipicamente settecentesca e conferisce al dipinto una vitalità nuova. Il ritmo si fa quasi concitato, le figure sono come prese in un vortice.
L'idea di accostare gli scatti di sette fotografi all'opera dell'Anselmi nasce dal proposito di offrire un'esperienza estetica più che didattica. Corrispondenze che emergano da sole alla sensibilità dello spettatore e non solo imposte dalla teoria del confronto con la tela settecentesca. Un esercizio di sensibilità per uno sguardo doppio, di incrocio, di incontro, di sovrimpressione mentale. Un “faccia a faccia” di scatti basati sulle emozioni per opposizioni o per contiguità, fino a dar vita a sequenze di un involontario documentario: sincopato, interrotto, ma coerente. Zoomate e messe a fuoco per porre in rilievo solo alcune parti del dipinto : isolare particolari dall'insieme, calibrare giochi, modulare rapporti, definire priorità. Quello che potrebbe colpire lo spettatore non è tanto la diversità delle fotografie, nella molteplicità delle esperienze ma la prevista concordanza dell'utilizzo del bianco e nero che accomuna, per scelta, tutto il gruppo Mignon. Loro sanno bene che pure il “bianco e nero”, citando il grande Nino Migliori, “ha un suo cromatismo, che è subito evidente nelle infinite gamme di grigi, che danno profondità e rilievo, come se si trattasse di vari colori e dunque a suo modo anche il bianco e nero è un vero, puro colore”. Nell'immobilità delle rappresentazioni, non mancano i colpi di teatro: ombre sorgono dallo spazio. Diaframmi luminosi, per dividere l'arte e gli spettatori dalla realtà, sostituiscono la luce universale con quella quotidiana per scolpire il tempo. Puro teatro quasi cinema. Personalità che, pur appartenendo a costellazioni differenti diventano registi di un film estremo, che potremo dire come Pasolini, è “lingua vivente della realtà”.
Novembre 2009
Gianpaolo Gasparetto
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