Alfredo Casali
“Il tempo di vedere e il tempo di pensare”

a cura di Laura Gavioli

Paesaggio trasparente , 2005 - olio su tavola

Paesaggio trasparente , 2005 - olio su tavola

 

Racconto d’inverno, 2003 - olio su tavola

Racconto d’inverno, 2003 - olio su tavola

 

nel granaio
trenta dipinti
dal 19 aprile al 30 giugno 2008


In collaborazione con:
logo galleria Stefano ForniGALLERIA D’ARTE STEFANO FORNI

 

Scrive Laura Gavioli:Ho visto la prima volta le opere di Casali alla Galleria Braga, un luogo e un uomo di cui si sente la mancanza nella placida città di Piacenza.

Mi aveva colpita subito la singolarità dell'artista, “un giovane - diceva Braga- che devi assolutamente conoscere”... Il breve tempo che a lui rimaneva da vivere nel 2001 e le mie soste in città, sempre molto rapide, non hanno trovato la coincidenza favorevole.

Forse meglio così, perché Casali ha bisogno di tempo: il tempo di vedere e quello di pensare, il tempo di allontanarsi il più possibile dalle immagini e dalle cose, il tempo di capire quello che resta impresso nella memoria e nel pensiero per decidere cosa vale la pena trattenere al linguaggio della pittura.

Il più grande sforzo è sempre la sintesi, la correzione al ribasso che la ragione può compiere sullo sguardo. Sappiamo che è un'operazione più complessa di quanto le opere finite non possano far credere per una serie complicata di fattori coincidenti che coinvolgono la forza della sensibilità (i sensi) e della fantasia sul razionale primato del pensiero che nel lavoro di Casali ha bisogno di esercitare il suo controllo.

E' un artista colto, abituato dai suoi studi giovanili all'esercizio della speculazione filosofica, e si può ritenere che il meccanismo creativo sia sottoposto a notevole e raffinata tutela per cui egli possa disegnare o dipingere l'emozione solo quando essa sia stata capita ed assimilata al punto da fluire sulla carta o sulla tela come inconscia mediazione tra la scena primaria, quella vista o conosciuta, e il fruitore dell'opera. Portare questa fragranza intellettuale all'esterno, solo quello che conta, rende così folgorante e intensa la percezione del messaggio artistico. La tecnica e il sentimento fanno l'opera che però, come diceva il grande Mattia Moreni, “per essere capolavoro vero ha bisogno di un cacchero di sbaglio”, una deregulation diremmo noi oggi, una imprevedibile fuga centrifuga...

Casali allontana la scena, si concentra su una bellissima e intensa tonalità pittorica, declinata con leggere variabili; in questo contesto egli estrapola dalla memoria un paesaggio, oppure un pane, o la rosa sul piatto rimasta intrappolata come un grumo di colore dentro la superficie delle campiture. I piani arretrati del quadro sono ben lavorati, direi goduti, sempre di tono basso per offrire allo sguardo una solenne sinfonia di monocromie. Ah la grande passione per la tonalità che ha arricchito la pittura moderna e anche la contemporanea!

Può sembrare una semplificazione facile all'osservatore sprovveduto e invece, come tutte le sintesi, è un processo che presuppone una conoscenza profonda della materia trattata. Nel caso di Casali, una lunga elaborazione del pensiero, esercizio indispensabile all'arte di tutti i tempi.


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