GÁBOR SZENTELEKI
“il sentimento del sacro”
a cura di Laura Gavioli
nel granaio
trenta dipinti
dal 6 settembre al 5 ottobre 2008
Si ringrazia:
KOLLER GALÉRIA
Budapest
Scrive Laura Gavioli:
GÁBOR SZENTELEKI
Le origini culturali di un artista giovane come Szenteleki ispirano curiosità nell'osservatore delle sue opere, soprattutto quando l'artista propone una figurazione originale e apparentemente distaccata dai riferimenti all'arte del passato.
Infatti le figure di anziani e di bambini, soggetti di alcune opere del “ciclo delle nuvole”, rappresentano campioni del genere umano di oggi, fermati sulla tela nel ritratto della parte superiore del corpo, come in questi dipinti, e collocati alla base inferiore del campo del quadro (vedi “Pomeriggio”, 2007, con il bambino e la grande nuvola temporalesca dietro la testa, e il “Volto femminile”, 2007, scelto ad immagine di questa mostra).
Come ha notato il critico ungherese Adam Winter, Gábor ha grande interesse per le opere di Caravaggio e dei caravaggeschi e anche, aggiungo io, per la pittura francese e spagnola tra XVIII e XIX secolo (vedi la citazione da Jacques-Luis David della figura neoclassica con il turbante dal “Marat assassinato”, 1793, così come le nature morte con le barbabietole e le fette di salmone “in accordo con Goya”, opere del 2007).
Lo sguardo di Gábor sulla grande tradizione classica è molto più esteso, ma bisogna dire che le sue estemporanee citazioni sono solo delle notazioni fuggevoli e talvolta ironiche come quella di un copricapo a turbante, o di un vegetale di poco valore, una rapa o una barbabietola, proposte nella crudezza del vero e come sottoposte ad una lente di ingrandimento. Egli infatti non è interessato alle grandi composizioni, sacre o profane, ma ad afferrare e trasmettere un contenuto più sottile e recondito che esse conservano e comunicano a noi ancora oggi, cioè a quelle sensazioni ed emozioni che esse possono ispirare all'artista contemporaneo, come una certa meraviglia, uno straniamento, il mistero di una figura umana diversa, inusuale.
Gábor le registra queste emozioni, mescolando epoche diverse, come nel dipinto Il seminatore, o come nel ciclo delle figure con i segni dell'abbronzatura marcati sul corpo solo parzialmente svestito; oppure nelle giocose ragazze in costume da spiaggia che tengono in braccio un cane, che proprio un cane non è.
Anche il sentimento del sacro appartiene alla sfera delle emozioni da tramandare con l'esercizio della pittura e nell'opera “Blessed”(tradotto: benedetto, beato, santo), un giovane immerso con i piedi in un paesaggio acquatico, forse una valle o una palude, che si congiunge ad un cielo acquoso per diventarne tutt'uno, tiene in mano una grande falce, come un novello San Michele. Cosa farà con quell'arnese desueto? Falcerà le alghe o le piante selvatiche cresciute nell'acqua, oppure le anime cattive? Questo resta un mistero che non interessa svelare.
Gábor Szenteleki è un artista completamente inserito nel mondo dell'arte contemporanea; ha scelto di stare nel realismo ma usando un occhio moderno, disincantato, leggero e complesso allo stesso tempo. Il suo campo d'azione è quello di una realtà mobile, mutevole, visionaria, piena di suggestioni e di rimandi, anche di gioco e di bonaria vicinanza all'umanità, anche nella diversità. E' figlio di una grande tradizione della pittura magiara, è dotato di un talento che gli permette una facile scelta dei temi e una rapida realizzazione pittorica; per la sua speciale ironia, anche un po' cinica, ricorda certi campioni dell'arte contemporanea cinese che lui non conosce: meglio così.