Tre grandi artisti tre grandi amici.
Deluigi, Carlo Scarpa, Alberto Viani,
un pittore, un architetto, uno scultore,
un comune sentire e una città, meglio una regione: Venezia, il Veneto.
Parlando tra loro, con una insistenza sulle cose
che solo l'amicizia ti concede, hanno fatto emergere la luce
raschiando i "profondissimi" strati di colori sovrapposti,
lavorando intonaci satinati o disegnando sequenze policrome
di tessere in preziosi pavimenti o lasciando che il sole
rifletta nelle linee flessuose di un marmo levigato sino alla sublimità.
Hanno cercato la verità nel momento stesso
in cui le cose vengono fatte, quando il bulino graffia la superficie del quadro,
quando una scala in marmo si trasforma in un basamento
per una scultura, o un corrimano in legno si trasforma in bronzo
incontrandosi con l'asta del suo parapetto o nel sospeso appoggio
a terra di un algido nudo femminile.
Hanno dichiarato il loro rispetto per il fare, si badi bene,
non per l'artigianalità, ma per un fare consapevole, rispettoso,
paziente, pronto anche ad accogliere il caso, l'evento,
o le suggestioni che arrivano spesso subitaneamente
alla visione e al concetto.
La mente ricondotta alla vita, la vita donata alla mente.
Hanno insieme amato la ragione e il sentimento, il corpo e l'anima,
la lucidità e la passione.
Venezia e il Veneto devono molto a questi tre amici che hanno fatto
rivivere i saperi più sedimentati e persino segreti di questo mondo.
Sono loro che hanno mostrato al mondo che non c'è una sola via
alla modernità, quella modernità che ancora oggi ci impone
un'arte come marketing, la novità per la novità, l'intrattenimento visivo,
la globalizzazione della "fashion" o il fondamentalismo,
di un edonismo di massa.
Forse i tre amici, di contro, parlavano dell'arte pensando che essa
sia umilmente e orgogliosamente solo la difficile costituzione
di un frammento di verità.
Stranamente sono nati tutti nel 1906
(dal momento che Deluigi non ha mai denunciato il suo anno di nascita).
Chissà cosa potrebbe scrivere un chiromante.
E' comunque l'occasione per fare un omaggio a questa amicizia
E alle opere che essa ha prodotto, non dimenticando un altro loro amico
Che non usava la tela, il mattone o il marmo per dire il proprio mondo,
ma usava le parole, Giacomo Noventa.
Dino Gavina
Tobia Scarpa
Luciano Svegliado
in collaborazione con:
Sculture, dipinti e foto saranno in mostra fino al 25 marzo nel granaio
Ingresso gratuito dalle 10,00 alle 19,00 escluso il lunedì