Alcune poesie di Ferruccio Brugnaro

Luce d'Estate

Una mattina o l’altra ti troveremo
                      sull’uscio di casa
            infreddolita
            stretta in un esile corpo
                            senza sorriso.
Sarai solo stata
                colomba d’amore
        sarai lontana
                come i cieli d’autunno
        sarai salita nel vento
        sarai un nembo di nubi e ombre
                 sulle ovaie cieche
                                    delle rose.
Non ti troveremo più
              meraviglioso fuoco
       dolce amata carne.
Staremo ad aspettare
                che il fiume scolori lento
                                 nella sera,
                che la terra plani tremante
                                  come un fiore
                       in un buio concerto
                      di venti e campane al mare.
Poi, silenzi e silenzi
                immense notti
                            di sussulti d’acque
        che gemono fonde lungo i muri.

Compra, consuma sempre

Compra, compra più che puoi
consuma, consuma. Chiavatene
             di qualsiasi rapporto.
Schiaccia tutto e tutti
 compra sempre, porta a casa
                      più che puoi.
Riempiti, riempiti con avidità.
Non guardare in faccia
                    nessuno.
Circondati di alte mura
che non ti raggiunga erba
              o voce umana
 affonda, affonda nella merda
               più che puoi.
Sta bene in guardia
compra, porta a casa
            consuma sempre.
Guarda in giro, sta attento
che non ti derubino
           schiaccia
               qualsiasi fiore
                      qualsiasi pianta.
Compra compra sempre
         porta a casa
             più che puoi
      consuma consuma
affonda, affonda nella merda
merda merda merda.

BRACCIANTE, RACCOGLITORE DI STRACCI

Bracciante, raccoglitore di straci 
                   operaio degli alti forni 
                            pescatore 
          venditore abusivo di crostacei. 
      Mio padre 
         era così 
adoratore del sole, adoratore 
                              delle barene 
                    silenzioso 
                    fanatico del mare. 
Non ha mai parlato 
                  con nessuno 
              analfabeta 
credente solo nella vita 
                solo nel suo trascinare 
                      inquietante 
           dai primi cenni dell’alba 
               ai tramonti fondi. 
           Mio padre 
           così come è stato dentro 
     in questo mondo torbido 
    senza chiedere niente a nessuno 
   stanotte è sceso nel tempo 
                             profondo 
nei cieli grandi che lui guardava 
                    per ore e ore 
negli universi incandescenti e amati 
                      con dura segretezza. 
        Non sono triste 
         sono felice 
                    contento 
me lo risento dentro tutto 
                irruentemente 
                         ora 
col suo canto dalla nostra cucina nera 
                       e senza finestre. 
Il suo canto, più che un canto 
              il suo era ed è 
un grido, un urlo selvaggio 
                          denso 
che io rilancio con tutta 
                    la forza delle ferite 
        di un amore a brandelli 
contro queste ore 
di padroni affamati di sangue 
                          di retate 
contro le sbarre pesanti dell’emarginazione 
contro le foreste di un dolore 
e una solitudine senza fine.

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